"Nulla, solo la notte", John E. Williams

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Traduttore: S. Tummolini
Editore: Fazi
Collana: Le strade
Anno edizione: 2014
Pagine: 138 pag. 


Come saprete lo scrittore di "Nulla, solo la notte", John E. Williams, ha avuto una riabilitazione letteraria postuma, con Stoner, acclamato dalla folla come un capolavoro e con Augustus, altra opera di forma epistolare che è un esercizio di altissima levatura.
C'è anche, quindi, un inizio, un battesimo letterario che è anche un po' capostipite di quello che l'autore rende più vivo e complesso nei lavori successivi, "Nulla, solo la notte", scritto a soli venti anni, nei lunghi momenti vuoti nella sua esperienza militare tra India e Birmania.

Attraversiamo le ore di un lungo giorno di un giovane ragazzo della borghesia, Arthur Maxley.
Dal suo buon proposito di iniziare la giornata passeggiando in un parco all'incontro con un suo amico, terminato con uno scontro verbale per poi arrivare alla cena col padre, visto raramente per via della sua attività imprenditoriale, che trascorre con imbarazzo e con frasi di circostanza troppo deboli per dare un senso a quel ritrovarsi davanti ad un tavolo di un ristorante. Termineremo il nostro giro di giostra accompagnando il ragazzo in un locale dove si abbandonerà ai fumi dell'alcool cercando un po' di sostegno e di fugace compagnia nelle carezze di una ragazza.
"Come avrebbe voluto voltarsi e scappar via, per rifugiarsi di nuovo nel santuario della sua stanza, sotto le lenzuola fresche, protetto dal buio! Ma sapeva di non poter tornare indietro. Non sarebbe potuto tornare indietro mai più."
Probabilmente la parola giusta per descrivere il susseguirsi degli eventi è proprio "giostra": all'apparenza situazioni normali sono il pretesto per Williams di portare il lettore a conoscere i tormenti e i desideri del protagonista non limitandosi solo ad un analisi della circostanza e di quello che ne consegue ma scoprendo visceralmente, mettendo totalmente a nudo quello che in realtà non potremmo nemmeno lontanamente immaginare.

Percorrere i pensieri del ragazzo diventa un viaggio metafisico, tra sogni di un'infanzia perduta troppo presto -anche a causa della scomparsa prematura della madre-, ma ricordata con enorme affetto e, i concetti mentali e i voli pindarici di una mente, sicuramente giovane ma comunque troppo labile e afflitta da gravi assilli amplificati dal malsano rapportarsi con il mondo esterno.
"C'era un fiume in piena, in lui, che era la somma di tutte le sue emozioni represse -amore, odio, pietà, paura e orrore, appagamento, noia, bramosia, tedio, passione, tutto-, e quell'ondata torrenziale era troppo orribile perché potesse arginarla."
Ritrovarsi a schiudere parola per parola una così profonda intimità assoggettata dalle forze esterne, è sicuramente un grandissimo pregio che possiamo trovare nella scrittura di questo romanzo. L'abilità è proprio nel riuscire a tracciare due corde parallele: quella della mente (fulgido esempio i ricorrenti sogni primordi) e quella sensoriale. Abbandonarsi alle pagine di "Nulla, solo la notte" diviene un viaggio sensitivo, a volte appagante ma molto spesso opprimente: cosa ci si può aspettare da Arthur Maxley, il ragazzo che brama il buio per perdersi nel suo maceramento interiore mai domo?

John Williams anche all'acerba età di venti anni non delude, raccontandoci un incubo lungo una giornata: amaro, struggente e abissale nei suoi vortici di tristezza. Il preludio di quello che sarà poi la sua storia letteraria: un pellegrinaggio dell'animo umano.

Valutazione: ★★★★☆

Casa editrice: Fazi editore
Info autore: Jonh E. Williams


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Alla prossima!
Giordano  



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