Appunti letterari - Una giornata di Ivan Denisovic



Bentornati sul blog giovani. Come avrete capito amo molto la storia e molte volte le mie scelte per i post sul blog convergono molto su romanzi o saggi storici. Quindi questa volta vorrei parlarvi di un romanzo breve che racconta una piccola grande storia comune, quella di internato in un campo di lavori forzati (gulag) in Siberia. Una "curiosità" prima di procedere con due parole sull'autore. I gulag furono pensati, o così si dice, per la generalità dei criminali ma in seguito divennero campi di internamento e di repressione per quelle persone che si schieravano contro il sistema politico dell'Unione Sovietica.

L'autore di questo libro, Aleksandr Solzenicyn (11 dicembre 1918 - 3 agosto 2008) figlio di una vedova crebbe in povertà e, nonostante la difficile situazione familiare, diventò il tipico uomo sovietico, fedele discepolo bolscevica. Partecipò alla seconda guerra mondiale e alla sua conclusione criticò Stalin in una lettera privata. Per questo fu arrestato e condannato ad 8 anni di reclusione nei gulag. Fino al 1990 "Una giornata di Ivan Denisovic" fu l'unico lavoro pubblicato dell'autore. Morì a Mosca nel 2008.

Bene, anche qui, come la scorsa settimana per la "Compagnia K", l'ispirazione nasce da un'esperienza diretta, dura e cruda. Solzenicyn disse di quest'opera: "Ho creduto fosse più importante raccontare i destini della Russia. Di tutte le tragedie, la più profonda fu quella degli Ivan Denisovic".

Ad oggi, possiamo azzardare che la sua scelta fu più che azzeccata: raccontare una storia comune, in un momento storico delicato e il più delle volte oscuro (anche oggi ahimè non proprio chiaro). Il lavoro dello scrittore russo ha permesso di spazzare quel velo che ha celato la vera condizione di un condannato ai campi di lavoro in Russia.

Nelle pagine del libro, il linguaggio è crudo e schietto. La scrittura chiara e continua, senza paragrafi o capitoli. La storia viene raccontata con dovizia di particolari. Temperatura sotto i 30 gradi, condizioni di lavoro dure, se non impossibili e, "ovviamente", tutto quello che porta questa condizione: ovvero dover lottare anche per la più piccola e insignificante delle cose, come una scodella in più per il pranzo. E' tutta un'agonia e l'unica gioia per gli internati è riuscire ad arrivare a cena, per poi coricarsi e riuscire a riposare.

Sostanzialmente la pubblicazione di questo libro è stato un evento raro conoscendo la censura e la manipolazione di quotidiani, scritti e stampa in generale che veniva applicata in quel periodo (e non solo). Ecco perché ho deciso di parlarvene. Da questo romanzo breve traspare una coraggiosa condanna verso un sistema totalitario durissimo. Si, Solzenicyn è senz'altro un uomo coraggioso, di questo bisogna dargli merito.

Se volete conoscere e approfondire il discorso dei gulag e le condizioni di chi era costretto a viverci , in modo non impegnativo, questo libro fa sicuramente al caso vostro. E' breve, diretto e crudo. Arriva, fa il suo dovere e offre interessanti spunti di riflessione. E comunque tutto sommato parliamo, secondo il mio modesto parere, di una lettura imprescindibile sia per chi ama la storia sia per chi ha semplicemente molta sete di conoscenza.

Nota: vorrei chiarire la differenza tra le recensioni che pubblico nel fine settimana e questa sorta di rubrica che posto indicativamente il mercoledì.
Le recensioni hanno un giudizio personale, e un voto su libri attuali o meno che leggo. Credo che questo sia pacifico.
"Appunti letterari" invece si promette di riscoprire quei libri bistrattati, dimenticati o passati in secondo piano. L'obiettivo è riportarli alla ribalta, farveli conoscere e incuriosirvi. Non c'è voto ne giudizio personale (tranne alcune cose oggettive). Bene, spero di aver chiarito più o meno la differenza.

Alla prossima!

GIORDANO

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